NOI CONTRO QUESTA COSA SENZA NOME

lunedì 12 giugno 2017

...UNA MANO...



E niente. Oggi l'ho tenuto solo con una mano. 
Pochi secondi, ma ce l'abbiamo fatta. 

Mi sembra quasi impossibile poter mettere Riccardo per terra e non avere il terrore che si lanci indietro da un momento all'altro o che perda l'equilibrio. 

E' tutto nuovo, è una continua scoperta. 
Ora le sue gambe lo sostengono di più. 
Lo appoggio a terra con la convinzione che aspetta le mie mani sotto le sue spalle, appoggiandosi alle mie gambe con la schiena. 
Lo sostengo, e lui parte. Le mie mani piano piano si uniscono alle sue mani e me le stringe, forte forte, come per direi "Si Mamma, lasciami fare, ma non mollarmi mai".
Decide lui che strada fare, sceglie la sua direzione, e non è più necessario che trovi un maledetto modo per farmi capire dove vuole andare. E io non devo diventare matta per capirlo. E' una grande conquista, questa. Non potete immaginare quante discussioni scivoleranno via grazie a questa banale e semplice libertà. Poter scegliere dove andare. Essere libero
Arriva a destinazione, e mentre cammina è felice. 
Non si appoggia alle mie ginocchia perché l'ha capito da solo che finalmente quelle due gambe hanno iniziato ad ascoltare il suo cervello, o che il suo cervello ha finalmente dato l'input per far muovere come si deve quelle due gambe! 
Ha voglia di correre, il ragazzo. 
Ha voglia di calciare la palla, di abbassarsi per prenderla in mano e di tirarla il più lontano possibile per poi raggiungerla. 
Ha voglia di saltare sulle pozzanghere, dopo tutte le volte che lo ha visto fare da quella spudorata di Peppa Pig. E sono sicura che chiederà di farlo anche a me e Francesco visto che in quella Famiglia si divertono tutti così!

E' tutto nuovo, anche per lui, e si vede nei suoi occhi l'emozione di questo traguardo. 

E si racchiude tutto lì. 
In una mano. 
Una mano che, pian piano, scivolerà via con l'arrivo di nuove conquiste, ma che sarà sempre lì, pronta per tornare in scena ogni volta che ce ne sarà il bisogno. 
Una mano che dice "Piccolo mio, io ci sono, ma è giusto che tu impari a camminare da solo perché lì fuori è pieno di cose belle da scoprire". 
Una mano che da tempo spera di uscire di scena ma ora che si rende conto che probabilmente fra poco dovrà farlo sul serio...beh, sta già piangendo perché tutto questo gli mancherà. 
Una mano che imparerà ad aspettare il suo turno, perché sa, con estrema convinzione, che non potrà mai uscire definitivamente di scena. Perché lì fuori c'è sempre e comunque qualcuno da sostenere. 


Nessun commento:

Posta un commento